mercoledì 13 giugno 2012

FINALS 2012: LA CACCIA ALL'ANELLO E' PARTITA!

Nella notte italiana tra martedì e mercoledì è andato in scena il primo incontro dell'atto conclusivo della stagione Nba 2011/2012, che verrà ricordata per il lockout e per una regular season di 66 partite invece delle canoniche 82 compresse nello spazio di appena quattro mesi.

Di fronte c'erano gli Oklahoma City Thunder (che al termine della stagione regolare sono arrivati secondi nella Western Conference alle spalle dei San Antonio Spurs poi battuti per 4 a 2 nel precedente turno dei playoff) e i Miami Heat (che hanno chiuso la stagione regolare classificandosi al secondo posto della Eastern Conference e che nel turno precedente, dopo essersi ritrovati sotto nella serie per 3 a 2 e quindi ad un passo dall'eliminazione, hanno avuto la meglio in sette gare su dei Boston Celtics estremamente agguerriti e mai domi).


Alla vigilia i riflettori erano tutti puntati su LeBron James, ovvero The Chosen One (Il Prescelto), alla sua terza finale in carriera e ancora alla caccia del suo primo titolo Nba, dopo essere stato sconfitto da San Antonio nel 2005 (quando vestiva la canotta dei Cleveland Cavaliers) e dai Dallas Mavericks lo scorso anno (alla sua prima stagione con gli Heat).

Per lui, oltre al fatto di poter vincere finalmente il suo primo anello, si presentava anche la possibilità di poter spazzare via una volta per tutte le critiche nei suoi riguardi (critiche che vertono sulla sua presunta incapacità di incidere nei quarti finali delle partite importanti, come è avvenuto un anno fa contro i Mavericks).


In sede di pronostico l'ago della bilancia propendeva però per i Thunder, che tra le loro fila possono annoverare il miglior marcatore della Lega (Kevin Durant), il miglior stoppatore (Serge Ibaka) e il miglior sesto uomo (James Harden), oltre al funambolico playmaker Russel Westbrook.

Miami arriva invece alla finale con un Chris Bosh non ancora al meglio della condizione, riponendo come al solito tutte le sue speranze nel duo LeBron James-Dwyane Wade.


In virtù del miglior piazzamento stagionale gli Oklahoma City Thunder godono del vantaggio del fattore campo, per cui gara-1 si gioca in un'esauritissima e rumorosissima Chesapeake Energy Arena.

In avvio di gara-1 gli Heat partono subito forte (chiudendo il primo quarto in vantaggio sul punteggio di 29 a 22) mentre i Thunder, complice forse l'inesperienza e l'emozione per la loro prima finale giocata, in attacco sembrano essere poco fluidi e contratti.

Dopo un secondo quarto nel quale le due compagini si equivalgano la svolta della partita arriva nella seconda metà di gara, dove i Thunder migliorano il loro rendimento in attacco (nel terzo e nel quarto periodo i soli Durant e Westbrook segnano più punti di tutti i giocatori degli Heat messi assieme, 41 contro 40) e aumentano l'intensità difensiva.

Gli Heat pagano ancora una volta lo scarso rendimento di LeBron James nel periodo decisivo (Il Prescelto è autore di 30 punti complessivi, ma nel quarto quarto produce un modesto 2/6 al tiro) e la prestazione sottotono di Dwyane Wayde (che mette a referto 19 punti ma con un pessimo 7/19 dal campo), entrambi ottimamente marcati da un eccellente Thabo Sefolosha (che vanta anche dei trascorsi nel campionato italiano, avendo militato nella Pallacanestro Biella nella stagione 2005/2006).

Sul fronte Thunder Kevin Durant e Russel Westbrook salgano sugli scudi, e alla fine il loro tabellino recita rispettivamente 36 e 27 punti.

La partita si chiude con la convincente vittoria di Oklahoma per 105 a 94, che fa così sua gara-1 e inizia la serie con il piede giusto.


Tra le note dolenti di Miami, oltre alle già citate prestazioni di James e Wade, vanno aggiunte quelle relative alla lotta a rimbalzo (persa per 35 a 43) e alla scarsa incisività di un Chris Bosh partito dalla panchina.

Durante le interviste rilasciate nel post partita James si è dimostrato piuttosto fiducioso, affermando che questa prima partita è stata di studio e che in gara-2 Miami saprà quali contromisure adottare, parole alle quali fanno eco quelle di Dwayne Wade.

La prossime sfide in programma ci diranno se si tratta di una reale fiducia nei propri mezzi o di semplici dichiarazioni di circostanza.

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